Inverardi e il passaggio dalle “note” alla corsa

Di noi ciechi ci si può fidare ciecamente”. E’ il motto che – con ironia – ha da sempre ispirato Sandra Inverardi, 45 anni, una delle più forti mezzofondiste italiane non vedenti e che prima di darsi all’atletica leggera ha cominciato proprio come navigatrice nel team Mite.

Il suo primo sport, a dire il vero, era stata la pallavolo, praticata a San Polo e poi a Botticino – in prima divisione – prima che nel 1999, un glaucoma le causasse la perdita della vista. “Avevo solo 22 anni – ricorda oggi – e i primi tempi furono molto difficili. Me ne stavo a casa senza trovare una soluzione. Ne uscii grazie alla grande sensibilità e alle attenzioni di Gilberto Pozza, che mi ha indicato una strada nuova, in un certo senso rivoluzionaria”.

Per anni, Sandra è stata una vera e propria testimonial di questa esperienza e si è fatta conoscere in tutto il mondo. A lei un quotidiano tedesco dedicò un’intera pagina e per farle ottenere la licenza scesero in campo persino i piloti Clay Regazzoni e Sandro Munari. Combattiva e refrattaria a ogni forma di pietismo, già allora Sandra diceva: “Per noi l’avversario più difficile da battere è nella vita di tutti i giorni. Lo troviamo per la strada, tra la gente, in ufficio, a scuola. Persino in casa. Così affronto una corsa con molta più naturalezza che in alcune situazioni della vita quotidiana”:

Da navigatrice, la Inverardi ha corso con i più grandi piloti, tanti successi colti col compianto Luciano Viaro, vincitore due volte della Mille Miglia, manifestazione cui Sandra non è mai riuscita a partecipare. “Mi sarebbe tanto piaciuto, è la corsa che da bambina andavo a seguire con papà, appassionato di motori. In compenso sono salita tre volte sulla mitica Alfa Romeo di Tazio Nuvolari”. Oggi Sandra, oltre che essere capitana della squadra di atletica non vedenti Icaro (arrivata seconda agli ultimi campionati italiani societari) dirige la sezione provinciale dell’Unione italiana ciechi. “Un’attività che mi assorbe completamente, sono tanti i problemi che devono affrontare i non vedenti. Mi sta a cuore la situazione di tanti giovani che non escono mai di casa, iperprotetti dai genitori. Invece proprio attraverso lo sport si possono attivare nuove relazioni e trovare opportunità per emergere” Lei lo ha fatto tracciando una via nuova. // V.Cit.

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