La voce del popolo - Brescia è città a misura di cieco
Sandra Inverardi, presidente di Uici Brescia, conferma la collaborazione con l’Amministrazione per rendere la città accessibile
“Non essere ciechi di fronte agli altri”. Un augurio che la presidente della sezione bresciana dell’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti, Sandra Inverardi, rivolge a tutta la cittadinanza, in occasione della 66ª Giornata Nazionale e nell’anno del centenario dell’Unione che ha a Brescia la sede in via Divisione Tridentina 54.
Brescia è una città accessibile?
In questi nostri 100 anni di storia e nei miei 15 anni di presidenza, posso affermare con fermezza che la nostra associazione sia sempre stata conosciuta, ascoltata e stimata dalle varie Amministrazioni. Chiaramente, c’è da fare un discorso diverso per quanto riguarda l’esecuzione fattiva delle richieste, che si scontra con una serie di problemi e complessità. Ma anche in questo caso, abbiamo sempre trovato dei compromessi, con un dialogo costruttivo tra le parti. Ecco perchè, alla domanda “Come vive un cieco a Brescia?”, rispondo: piuttosto bene. Certo, non bisogna mai abbassare la guardia, tenendo alta l’attenzione sulle nostre esigenze.
In questa ottica di collaborazione, qual è il progetto più importante realizzato?
La metropolitana. Siamo stati coinvolti, fin dall’inizio, alla realizzazione del progetto, perchè fosse anche a misura di cieco. Torno a sottolineare l’aspetto determinante del trovare i compromessi giusti, non tanto per raggiungere un’accessibilità al 100% quanto un’usabilità totale e in sicurezza. Ne sono un esempio i percorsi tattilo-plantari o le targhette apposte sugli scorrimano delle scale.
E per il futuro?
Stiamo lavorando sulla fruizione dei due grandi parcheggi scambiatori, quello del Prealpino e di Sant’Eufemia. È una questione complessa: gli spazi sono grandi, ci sono molti mezzi e automobili in movimento e, dunque, molti più rumori che rendono difficile l’orientamento. Con le risorse a disposizione, stiamo cercando di fare del nostro meglio. A livello culturale, è importante la collaborazione con il Museo Diocesano: dal percorso al buio alle opere dello scultore Tagliaferri.
Com’è la realtà in provincia?
I nostri referenti territoriali e i nostri soci ci riportano le esigenze della provincia. Ma veniamo contattati anche dai Comuni stessi. Parliamo di inserimenti lavorativi o scolastici, una messa in sicurezza di un attraversamento, un semaforo sonoro...
La tecnologia, negli ultimi anni, ha agevolato l’inclusione...
La tecnologia ci viene in aiuto quasi quotidianamente. Ma è importante considerare che l’evoluzione tecnologica deve andare di pari passo con quella personale. L’individuo deve conoscere come muoversi nello spazio e mantenere la propria autonomia: la tecnologia interviene dopo, supportando e non sostituendo la persona. Ecco perchè per noi è fondamentale che un bambino che ha perso la vista o che vede poco debba fin da subito formarsi per acquisire la propria autonomia.
Il 10 dicembre presenterete “Letismart”. Di cosa si tratta?
L’Unione nazionale ciechi e ipovedenti ha sposato questo progetto che sta girando per l’Italia e verrà presentato nella nostra sede martedì 10 dicembre, dalle 15.30, in un seminario aperto a tutti. Si tratta di un piccolo dispositivo che si applica al bastone bianco e riceve dei segnali da radiofari, i quali dovranno essere posizionati alle fermate degli autobus, sui pullman stessi, agli ingressi principali degli enti, ecc. In questo modo, la persona non vedente riceve un rumore e sa dove posizionarsi. Nei trasporti pubblici, per esempio, il “Letismart” può dire il numero dell’autobus in arrivo. È un sistema molto semplice, ma molto efficace.
Il patrono della Giornata nazionale del cieco è Santa Lucia, un personaggio molto conosciuto nel Nord Italia, soprattutto dai bambini...
Noi viviamo Santa Lucia in modo molto affettuoso. Dalla nostra Santa patrona, ricavo un messaggio: non essere ciechi di fronte agli altri. Lei, pur non vedendo, non è stata cieca di fronte al prossimo.
Elisa Garatti